Editoriali

La mobilità sostenibile - 14/11/15

Sostenibile... un aggettivo che da qualche anno ci sentiamo riproporre riferito ai più diversi ambiti: sviluppo sostenibile, economia sostenibile, agricoltura sostenibile e, appunto, mobilità sostenibile. In senso generale vorrebbe dire qualcosa “che possiamo sopportare” o “che ci possiamo permettere”, soprattutto nel lungo termine; nell’accezione oggi più diffusa è riferito quasi esclusivamente all’impatto sull’ambiente e, di riflesso, alla stessa qualità della vita delle persone.

Parlando di mobilità, una mobilità sostenibile dovrebbe essere quella che non solo rispetta l’ambiente, contenendo le emissioni atmosferiche, acustiche, nei terreni e nelle acque, ma al tempo stesso risponda adeguatamente alle esigenze di spostamento dei cittadini, per una nuova vivibilità delle nostre città e dei nostri ambiti suburbani che possa alfine dirsi “a misura di persona”.

Come si fa? Tutti gli anni, su iniziativa dell’Unione Europea, si svolge la “Settimana europea della mobilità sostenibile”, cui anche l’Italia aderisce attraverso il Ministero dell’Ambiente, nell’intento di sensibilizzare istituzioni e cittadini sul tema e suggerire indirizzi. Lo slogan dell’edizione 2015, che, come di consueto, si è svolta dal 16 al 22 settembre, ci è sembrato molto significativo: “Choose. Change. Combine - Do the right mix”, ovvero scegli la giusta combinazione tra i mezzi di trasporto disponibili (nel logo il pedone, la bici, l’auto, il mezzo pubblico).

Si tratta di un chiaro invito ad un ripensamento della gamma di opzioni di trasporto disponibili, adottando delle soluzioni che possono ridurre l’impatto ambientale ma anche dare risparmi di tempo e di denaro e migliore comodità negli spostamenti. A questo punto, vale la pena di riflettere come tale indirizzo venga invece colpevolmente semplificato nell’accezione comune e così disatteso, in particolare, nella nostra città. Perché a Genova, quando si pensa, si parla (e si fanno scelte) di mobilità sostenibile, che cosa abbiamo? Piste ciclabili e bike sharing, iniziative “elitarie” quali punti di ricarica per auto elettriche e “car sharing”, qualche isolato esempio di parcheggio di interscambio e, per fortuna, qualche pedonalizzazione (che però chiede a sua volta un’efficiente mobilità di accesso).

Manca una componente, quella più importante per il contributo che potrebbe dare in termini quantitativi: un efficiente sistema di Trasporto Pubblico.

Un Trasporto Pubblico che possa risultare attrattivo e riuscire nel non facile intento di indurre un cambio di mentalità nelle persone per rinunciare al mezzo individuale, anche se ad emissioni basse o nulle, ma pur sempre impattante nel disordine circolatorio della nostra città, a favore del mezzo collettivo. Può forse far riflettere che per eguagliare senza emissioni la capacità di trasporto di un semplice filobus della linea 20, che può caricare sino a 150 persone, con una frequenza di 5 minuti, occorrerebbe un flusso ininterrotto di circa un ciclista (o di un’auto elettrica) ogni due secondi; e questo senza scomodare metro e tram, di cui pure sentiamo il bisogno, che hanno capacità di trasporto ben superiori. Traguardo evidentemente impossibile anche solo da avvicinare.

Questo non significa che noi siamo contrari alla mobilità ciclabile o alle auto ed agli scooter elettrici, sempre meglio che mezzi a motore termico, ma si tratta di misure non risolutive; riteniamo però necessario che, a livello delle Istituzioni, si prenda alfine atto dei limiti intrinseci di tali soluzioni, se viste come unica misura. Scegliere, ad esempio, quante risorse e quali spazi siano da dedicare alla mobilità ciclabile, spazi assai preziosi in una città che ha una larghezza media delle strade inferiore ai 7 metri, dovrebbe richiedere un’attenta valutazione caso per caso su quanto tale investimento possa effettivamente condurre ad un significativo aumento della mobilità sostenibile e non solo una pur piacevole iniziativa a favore di una minoranza. Ci sembra invece che si tenda pedissequamente ad imitare i modelli delle grandi città europee le quali, è vero, hanno una diffusa mobilità ciclabile, ma hanno spazi che Genova non ha e, soprattutto, vantano anche un Trasporto Pubblico di qualità, basato su metropolitane e/o tram.

Se vogliamo imitare davvero questi modelli virtuosi occorre che le nostre Istituzioni prendano atto del cuore del problema: si dedichino maggior attenzione e si investano più risorse in un sistema di Trasporto Pubblico profondamente diverso dall’attuale, che è del tutto inadeguato in termini di sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica, come le ricorrenti difficoltà finanziarie di AMT ed una perdurante diminuzione del numero degli utenti (stimata dell’ordine del 4-5% nell’ultimo anno) dimostrano. Un Trasporto Pubblico prevalentemente basato su mezzi ecologici in sede propria, ad elevata capacità, confortevoli e tali da assicurare per quante più persone l’abbandono del mezzo individuale ogniqualvolta possibile.

Per convenienza, non per imposizione.


prec. | succ.
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